La piccantissima pasta verde che accompagna sushi e sashimi deriva da una pianta di origine giapponese ed è molto costoso.
Quello che viene dato nella stragrande maggioranza dei sushi bar, non è infatti altro che polvere di rafano colorata.
Ma cos’è davvero e a cosa serve il wasabi?
La salsa wasabi, dalla consistenza pastosa, tanto da essere distribuita in commercio in tubi simili a quello del dentifricio, è ricavata da una radice, la Wasabi Japonica, cugina del rafano e della senape, che cresce spontanea nelle zone fredde del Giappone, in prossimità dei fiumi. Della pianta si utilizzano sia le foglie che il rizoma: le prime sono essiccate e aggiunte alle pietanze come insaporitore; il secondo, germoglio perenne della pianta spesso confuso con la radice, è usato per preparare la famosa salsa verde, dalla piccantezza profonda e audace.
Buono o cattivo che sia, il wasabi andrebbe adoperato da tutti come medicina naturale, tante sono le sue proprietà benefiche. Innanzitutto, facilita la digestione ed è un ottimo antibatterico: ecco qui giustificato il duetto con il crudo, poiché aiuta a sconfiggere eventuali intossicazioni.
Se assunto costantemente, sembra avere le stesse capacità antinfiammatorie di un blando paracetamolo.
Oltre a questo, è ricchissimo di vitamina C e, di conseguenza, di antiossidanti: potrebbe essere uno degli elisir dei giapponesi, popolo famoso per la sua longevità.
Dall’elevato contenuto di acqua e di minerali, infine, ha un ruolo depurativo per l’organismo, contribuendo all’espulsione delle tossine e alla conseguente pulizia del fegato.